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Rebranding Airbnb: nuovo naming per sfondare in Cina

Il rebranding Airbnb è stato svelato ieri, mercoledì 22 marzo, e ha dato il via a un nuovo dibattito sull’utilità o meno di tale azione di marketing.

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Il comunicato pubblicato dalla nota azienda turistica (un tweet del CEO Brian Chesky) è stato accolto da commenti positivi soprattutto per quanto riguarda le intenzioni della company:  cambiare nome per essere percepiti con maggior vicinanza dagli utenti cinesi scegliendo una parola che, nella sua etimologia, significa proprio “accoglierci l’un l’altro con amore” “to welcome each other with love”.

rebranding airbnb

Una dichiarazione affettiva, anzi potremmo dire romantica che però nasconde, come ovvio che sia, un progetto di business ben calcolato. Airbnb è già presente in Cina da anni e ha riscontrato un notevole successo nonostante la concorrenza spietata di due brand autoctoni, Xiaozhu e Tujia, radicati sul territorio da molto più tempo. Con questa operazione, il portate turistico statunitense ha voluto lanciare un chiaro messaggio ai competitors: Airbnb si fortifica e vuole integrarsi ancora di più nel mercato cinese, addirittura cambiando nome!

Il progetto è quello di aumentare il personale madrelingua per riuscire, con un team del posto, a scalzare i concorrenti del settore. Ce la farà? Molti pensano di sì: si mormora che l’acquisizione di Xiazhu non sia poi così lontana e che si aggiri intorno ai 300 milioni di dollari. Un costo mai visto nel settore ma che permetterebbe ad Airbnb di rafforzare definitivamente il suo posizionamento, diventando il leader “quasi” indiscusso degli annunci di case vacanze. La scelta del rebranding si muove proprio in questa direzione: un rischio che il management è comunque disposto a prendersi dopo aver visto le previsioni sulla crescita cinese, nonostante un avvio non proprio roseo in questo Paese.

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Un mercato che vale circa 1,5 miliardi di dollari ed è in crescita del 50% rispetto al 2015! I cittadini cinesi, inoltre, non vanno mai troppo lontano dalla madrepatria, preferiscono trascorrere le vacanze nella cosiddetta “Grande Cina” (es. Macao, Hong Kong e Taiwan) fuori dalle metropoli ma comunque sentendosi “a casa”: su circa 120 milioni di turisti solo 3,5 milioni hanno scelto mete lontane. Proprio per questo, il rebranding airbnb sembra una scelta strategica azzeccata che vuole porsi come un cambio di rotta per dare fiducia anche a questo business.

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